
Avrei dovuto lavorare in quel momento. Avevo del lavoro arretrato da recuperare. Lui indossa una maglietta nera, ha i capelli corti, mi sorride non appena mi siedo sul sedile 23 C.
Parliamo per un po’ di cose in generale, argomenti superficiali.
“Cosa è successo alla tua fronte?” Gli chiedo.
Ha dei punti a farfalla sulla fronte e sul cuoio capelluto.
“Un incidente a lavoro”, mi dice.
Poi parliamo ancora un po’.
“Ho passato una delle settimane peggiori della mia vita.”
Io lo ascolto. Poi decido di leggergli alcune poesie sulle ferite.
Lui poi condivide con me la sua rabbia. Poi dopo un’ora mi guarda e a bassa voce mi bisbiglia “In realtà me lo sono fatto da solo. L’ho sbattuta contro il tavolo”.
Lo ascolto, sento il suo corpo, sento le onde di attrazione e decido di assecondare quello che sta per succedere.
“Posso fare qualcosa di intimo con te?” gli chiedo io.
“Voglio mettere una delle mie mani sul tuo cuore, e una mano sulla tua testa e tenerti fermo per un minuto.”
Lui diventa improvvisamente silenzioso, e a bassa voce dice “Si”.
Chiude gli occhi . L’uomo che stava servendo il caffe si domanda cosa stessimo facendo.
Metto la mia mano destra gentilmente sulla sua fronte e la mia mano sinistra sul suo cuore.
Sto in quella posizione per un po’ sfregandogli il cuore ogni 30 secondi.
Respira ed espira e si stringe.
Continuiamo a parlare. Si apre completamente.
“Possiamo fare qualcos’altro?” Gli domando.
“ È un esercizio di perdono. Dovrai chiudere i tuoi occhi, metti la tua mano sul tuo cuore. Io metterò una delle mie mani sul tuo cuore e l’altra di nuovo sulla tua testa. Voglio che parli al tuo cuore. Dovrai ripetere quello che dico, dopo di me e alla fine dovrai dire qualsiasi cosa ti venga dal cuore”.
“Okay” mi dice.
“Io perdono me stesso per essermi arrabbiato” gli dico a bassa voce.
“Io perdono me stesso per essermi arrabbiato” ripete lui.
“Io perdono me stesso per non sapere come comunicare con mia moglie”.
“Io perdono me stesso per non sapere come comunicare con mia moglie”, ripete lui.
“Io perdono me stesso per essermi ferito”.
Fa una pausa, vedo i suoi occhi stringersi. Cerca di trattenersi.
“Io perdono me stesso per non sapere come gestire la mia rabbia”, gli dico a bassa voce.
“Io perdono me stesso per non sapere come gestire la mia rabbia” ripete lui.
“Sono un brav’uomo. Una buon padre. Un buon marito. Un buon imprenditore”
Lui lo ripete.
“Sono spaventato. Sono al sicuro. Mi fido di sentire le mie emozioni.”
Lui lo ripete.
Poi sto zitta. Lui trema.
Lui dice qualcosa sul perdono bisbigliando, non avevo bisogno di sentire cosa dicesse. Quelle parole erano per il suo cuore.
Le mie braccia cominciano a farmi male. Ma continuo a tenerlo fino a che non dice più niente per un po’ di tempo.
Lo lascio.
“Grazie mille” mi dice piano.
Non appena l’aereo atterra mi dice “Come uomo, finalmente mi sento abbastanza sicuro per tornare al lavoro.”
Il mio cuore comincia a piangere di gratitudine per la connessione che abbiamo creato in così poco.