Riconoscere, affrontare e superare un attacco di panico.

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© Anthony Tran 

Un attacco di panico altro non è che, come suggerisce il nome, un (o più, nel tempo) episodio di intensa e immotivata paura, oppure in caso di persone ansiose, un aumento dello stato d’ansia normalmente presente nella persona.

Sono piuttosto semplici da riconoscere, almeno dall’esterno. Mentre, per chi lo sta attraversando si tratta di uno stato terribile, improvviso e inaspettato, davanti al quale è quasi impossibile rimanere calmi. Per i soggetti che ne soffrono, soprattutto quando capita la prima volta o se si tratta di episodi sporadici, non è facile capire cosa sia successo.

Ma come possiamo riconoscerli dall’esterno ed aiutare la persona in difficoltà?

Riconoscere un attacco di panico.

La cosa più importante in una battaglia (perché chi ne soffre la vive esattamente come una battaglia contro il suo stesso cervello) è conoscere il proprio nemico.

Gli episodi di panico hanno diversi sintomi, sia somatici che cognitivi. I più comuni sono le palpitazioni e la sudorazione improvvisa. In alcuni soggetti si nota anche un arrossamento del viso. Vi sono poi tremori, nausea e vertigini, oltre che una notevole sensazione di soffocamento accompagnata da dolore al petto. In generale, la paura di impossessa della persona, portandola a pensare di stare per morire o impazzire.

Non è detto, però, che il tutto si limiti a degli sporadici episodi di attacchi di panico. Anche solamente dopo il primo potrebbe darsi che il soggetto sviluppi un vero e proprio disturbo di panico, ovvero letteralmente la paura di avere paura. Si vive in un costante stato di agitazione e attenzione, per il timore che la terribile sensazione si ripresenti.

Come affrontare le crisi di panico.

Se volessimo aiutare qualcuno (o noi stessi) che soffre di crisi di panico, possiamo fare delle piccole cose.

Innanzitutto, è importante aiutare la persona a sentirsi a suo agio, senza opprimerla o pressarla, chiudendola o non lasciandole spazio per respirare. Arieggiare la stanza potrebbe essere una buona idea, così come aiutare la persona a distendersi, magari facendole togliere parte dei vestiti per farla sentire meno oppressa.

Tuttavia, non vi è una vera e propria azione concreta che si possa fare nel piccolo dei nostri timori. Si può certamente aiutare, ma la cosa più importante è rivolgersi ad uno specialista. Talvolta occorre iniziare una cura farmacologica, accompagnata da sedute di terapia. Suggeriamo a quella persona di farlo, ma anche qui senza opprimere o pressare, perché si tratta pur sempre di una scelta personale e che dev’essere condivisa, non costretta.